di Pier Giorgio Cozzi
Una storia dai ‘contorni’ gradevoli .Si fa presto a dire: mangia!
Il marketing applicato alla ristorazione scolastica.
Si fa presto a dire: mangia! quando il perentorio invito echeggia sopra i tavoli del refettorio di una scuola di ragazzini delle elementari. Nello specifico, una settantina di bocche da sfamare… Soprattutto palati da accontentare. E con loro, i loro genitori (più di tutto, di questi tempi): parliamo infatti di duecentocinquanta pasti per quattro giorni alla settimana, da settembre a giugno. Come si dice: mica pizza e fichi!
Un problema di customer satisfaction di non facile soluzione: più facile sarebbe ricorrere al junk food del commercio, (apparentemente) più appetibile e gradito. Eppure c’è chi vi è riuscito. Con soddisfazione generale: del Comune (le scuole sono comunali); della scuola, che in questo modo dispone di un incentivo alle iscrizioni; dei genitori, che vedono cadere le loro apprensioni alimentari. Degli scolari specialmente, gli end users.
Che settimanalmente stabiliscono il menù per tutti i giorni, concordandolo con la protagonista di questo riuscito esperimento, una giovane mamma anche lei e ristoratrice di professione (conduce in loco un affermato ristorante, di cui si serve – stessi cibi e cucina – per preparare i pasti destinati alla mensa scolastica). “L’obiettivo è rimandarli in classe nutriti al meglio, pronti per affrontare ancora le restanti quattro ore di lezione”, spiega “mammacuoca Gio” come la chiamano i suoi piccoli clienti.